ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Insignito del “Collare d’Oro”, la più prestigiosa onorificenza del CONI, lo storico Club romano vara un totale restyling del campo pratica e studia la realizzazione di un driving range aperto al pubblico.

L’Acquasanta, la vera culla del golf italiano, non riposa sugli allori né si accontenta dei ricordi, per quanto straordinari siano gli uni e gli altri.

Quanto agli allori, l’ultimo è recente e molto prestigioso: il “Collare d’Oro” del CONI, consegnato in dicembre, è la massima onorificenza sportiva riservata ad atleti che abbiano conseguito grandi risultati in campionati mondiali e Olimpiadi oppure a società che abbiano più di cento anni di vita e che abbiano già ricevuto la “Stella d’Oro”, come, appunto, nel caso dello storico Circolo romano a cui era stata attribuita già nel 1968.

Quanto ai ricordi, non c’è che da sfogliare l’album della memoria, a patto che si abbia un bel po’ di tempo a disposizione. Perché dall’Acquasanta è passata la storia, non solo sportiva, dell’ultimo secolo.

Per farsi un’idea, nel censimento pubblicato sul primo numero della rivista federale “Il Golf”, nel marzo del 1934, gli iscritti del Club fondato nel 1903 (come da Atto costitutivo, riportato anche in queste pagine) da un gruppo di appassionati britannici residenti a Roma, risultano 113 sul totale nazionale di 838, distribuiti nella ventina scarsa di impianti esistenti all’epoca, cui si era di recente aggiunta una Sezione Golf del dopolavoro della Premiata Fabbrica di cappelli Borsalino di Alessandria. In quei giorni, nell’anno XXII del Regime, 273 sono i soci del Golf Club Milano e 115 del Torino.

I mille praticanti su scala nazionale verranno superati solo nel 1938 (1.126 totali, di cui 146 a Roma), prima dell’inevitabile stagnazione sotto il peso della Guerra.

Guerra che, quasi miracolosamente, risparmierà le buche del percorso romano, se si considera che il quartiere S an Lorenzo, limitrofo alla Stazione Termini, fu l’unico a essere colpito dai bombardamenti alleati, tanto da spingere papa Pio XII a recarsi tra le macerie per testimoniare la sua vicinanza alla popolazione.

E il quartiere San Lorenzo dista pochissimo in linea d’aria dai fairway dell’Acquasanta.

Se poi sia stata fortuna o scelta, il dubbio resta. Perché qualche pilota che accompagnò il Generale americano Clarke in visita al Club dopo la liberazione di Roma, confessò a mezza bocca: «Saremmo stati matti a devastare l’unico campo da golf a 18 buche a sud di Firenze…».

E infatti, nell’immediato dopoguerra, molti ufficiali anglo-americani di stanza a Roma diventarono frequentatori abituali di quel Circolo dove, anni prima, aveva stabilito la sua sede di p.r. Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri prima che le sue evidenti simpatie filo-britanniche (testimoniate anche dalle sue frequentazioni golfistiche), accentuassero le frizioni col suocero-Duce.

Ci sarebbe sempre molto da raccontare, sull’Acquasanta, anche se molto è già stato raccontato.

Ma l’intenzione, appunto, è di non riposare sugli allori. E allora ecco fiorire un articolato progetto di ampliamento elaborato dal Consiglio Direttivo guidato dal presidente eletto nel 2016, l’ingegner Silvio Plazzotta.

«La prima opera che è già in fase avanzata di realizzazione», ci ha illustrato il presidente nel pieno di una di quelle giornate che, a Roma, risultano invernali solo sul calendario, «è il restyling radicale del campo pratica. Orientato come è, da sempre, è diventato troppo corto per i giocatori lunghi e, soprattutto, per i professionisti impegnati nelle Pro-Am. Più di una volta abbiamo ricevuto le lamentele dei tennisti del circolo confinante con la fine del driving range. Si vedevano piovere palline in campo mentre stavano giocando».

Quindi il campo pratica “scenderà” a valle, verso sinistra, costeggiando il fairway della buca 1 (e sarà dunque molto comodo da raggiungere), liberando la storica posizione occupata da tempo immemorabile che, però, non verrà abbandonata del tutto: resterà a disposizione dei giovani e potrà essere usata anche per allenarsi al gioco corto.

Le nuove, numerosissime postazioni (che entro l’anno dovrebbero essere completate) consentiranno tiri di circa 300 metri, in salita e non più contro sole, essendo cambiato completamente l’orientamento.

Ma il progetto più significativo è un altro.

«Contrapposto al nuovo campo pratica», riprende il presidente Plazzotta, «vorremmo realizzare un altro driving range, tutto nuovo. Aperto al pubblico. Avrebbe un accesso indipendente; ma, incrociandosi con l’area di pratica del Circolo, consentirebbe l’ottimizzazione dei costi di gestione per semina, manutenzione e raccolta palline. Sarebbe illuminato, in modo da consentire la pratica anche al termine della giornata di lavoro e potrebbe invogliare molti ad avvicinarsi al golf, senza assumersi subito l’impegno di un’iscrizione a un Circolo. Naturalmente potrebbe portare anche qualche nuovo socio e, magari, far emergere qualche giovane di talento da far crescere sotto la cura dei nostri maestri. Il CONI ha varato di recente un piano “Sport e periferie” teso a finanziare progetti che consentano di avvicinare ai vari sport i giovani delle zone periferiche delle città. In dicembre abbiamo depositato il nostro progetto, che è stato regolarmente registrato. Aspettiamo adesso di sapere se verrà approvato e, quindi, se potrà accedere al finanziamento a fondo perduto, visto che consentirebbe l’approccio al golf proprio dei giovani della fascia periferica romana Appia-Tuscolana-Casilina. Sarebbe la prima vera, grande struttura pubblica per la pratica del nostro sport a Roma. E sarebbe davvero bello che nascesse all’ombra del nostro Circolo che, praticamente, ha tenuto a battesimo il golf in Italia».

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