ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Come tutte le donne, Jenna Yanchik sognava un matrimonio da “giorno più bello della vita”, con un’atmosfera senza tempo, una location regale degna di un incontro di Stato e la natura a fare da sfondo.

di Joell Beall

foto di Ivory Serra

Immaginate la sua emozione quando l’amore della sua vita le ha regalato davvero tutto questo, e molto di più. E per “amore della sua vita” intendiamo il golf, ovviamente. «Il Fox Chapel Golf Club aveva tutto ciò che desideravamo», conferma Yanchik, 29 anni, alludendo al famoso circolo di Pittsburgh (Pennsylvania). «Il percorso è spettacolare e la club house era il luogo ideale per il nostro ricevimento». Jenna ci assicura che suo marito David è la luce dei suoi occhi. Ma Jenna è anche una appassionata golfista dall’età di sette anni. E chiunque abbia al fianco una persona ossessionata da questo sport sa che il loro è un amore condiviso e costantemente messo alla prova. «C’era il rischio che venissi sconfitto da Jenna sull’ennesimo campo da golf», ricorda David, che gioca quasi esclusivamente con la moglie, a proposito della location scelta per il matrimonio.

Score a parte, entrambi sono golfisti e questo facilita le cose. Ma “il grande giorno” di una coppia “mista”, in cui uno solo dei due partner è golfista, come si gestisce? Matrimonio e golf possono convivere in armonia: Phil Auerbach, golfista dai tempi dell’università e fondatore di Golf Coach Direct, è riuscito a convincere la sua sposa a usare “Augusta”, la colonna sonora del Masters, come musica di accompagnamento per l’ingresso del corteo nuziale. «Jennifer detesta il golf. E dopo 17 anni con me, il suo odio per questo sport non ha fatto che aumentare», confessa Phil. «Ma le piaceva l’idea che una cosa per me così importante venisse inclusa nella cerimonia. Per lei è stato quasi come riuscire a entrare in quel tempio sacro che è Augusta nella mia mente». Poi tentenna qualche istante: «Anche se, ovviamente, lei è più importante», si affretta ad aggiungere.

Non tutti i partner sono comprensivi come David o Jennifer e nemmeno dovrebbero esserlo. I più ingenui potrebbero pensare che un matrimonio che ha come tema il golf sia semplicissimo da organizzare, ma quello che per qualcuno è una palla data, per qualcun altro rischia invece di trasformarsi in tre putt. Pertanto, se siete “dipendenti” da sacca, dimple e bastoni e vi piacerebbe inserire il “fattore golf” nella cerimonia nuziale, dovete aver ben presente cosa vi aspetta, nel bene e nel male.

Per la proposta ufficiale – la domandona della vita: “Cara, vuoi sposarmi?” – non c’è luogo migliore di un campo da golf, dove ci si interroga regolarmente sui grandi misteri della vita, come “Gli alberi sono fatti per il 90% di aria, vero?” o “Ma perché diavolo gioco a golf?”. Se siete certi che non vi servirà una mulligan, di solito si nasconde il cofanetto con l’anello di fidanzamento in un calice, si perde di proposito una scommessa e poi ci si mette in ginocchio quando è il momento di pagarla. Oppure si fa la proposta quando l’ultimo putt viene imbucato. Proprio come ha fatto il professionista Mark Hubbard all’AT&T Pebble Beach Pro-Am del 2015 che, alla celebre ultima buca del Pebble, ha chiesto alla sua ragazza, Meghan, di raggiungerlo sul green. È facile immaginare cosa passasse per la testa di Hubbard in quel momento: «Cavolo, se adesso faccio tre putt farei una figura di me*da”. Anche perché, per di più, aveva anche fatto in modo che la proposta venisse scritta sul leaderboard, per mostrarla a tutto il pubblico.

Oppure potete farvi aiutare da Justin Thomas. Sean Powell, un suo tifoso di Sioux Falls (South Dakota), lo ha contattato via Instagram con una richiesta: “C’è una qualche possibilità che l’attuale giocatore dell’anno sia disposto a dare una mano per una proposta di matrimonio?”. Con grande sorpresa di Powell, Thomas ha risposto nel giro di pochi minuti, acconsentendo. Dopo due mesi di coordinamento con il giocatore e con il PGA Tour, Powell e la sua ragazza Andrea si trovavano tra il pubblico a Charlotte. Alla prima buca Thomas è andato a salutare Powell e ha consegnato ad Andrea una palla con scritto: “Vuoi?”. A quel punto Powell si è inginocchiato. Nei video si scorge Andrea annuire con la testa, anche se non è chiaro se fosse in risposta a Powell o se, invece, stava semplicemente accettando un souvenir inaspettato da un campione Major. «Ero convinta che si fosse avvicinato per firmare autografi», racconta Andrea. «Ma poi Sean e Justin si sono messi a parlare come se fossero vecchi amici che non si vedevano da un po’. Ero confusa e stupita, mi chiedevo: “Come è possibile che si conoscano?”. Ma quando Justin mi ha chiesto se ero Andrea, allora ho capito cosa stava succedendo». «Sono davvero felice di non aver rovinato tutto», ammeterà più tardi Thomas.

Negli Stati Uniti i campi da golf ospitano matrimoni da prima dell’avvento delle palle in balata, ma di certo non mancano le sorprese. Qualcuno lo conosce come il più grande ricevitore nella storia della National Football League, eppure da quando ha smesso di giocare Jerry Rice si è fatto una curiosa reputazione da imbucato ai matrimoni sui campi californiani come Pebble Beach e The Bridges. Le “incursioni” matrimoniali di Rice, accanito golfista, costellano i social media e di regola si svolgono così: terminate le 18 buche, Rice si autoinvita alla cerimonia, presentandosi alla coppia e mostrando i passi che ha imparato a “Dancing with the Stars”, il fortunato programma televisivo replicato anche in Italia (“Ballando con le Stelle”). «È così divertente vedere la loro reazione», ammette Rice. «Quella più comune è: “Oh mio Dio, non avrei mai pensato di incontrare Jerry Rice il giorno del mio matrimonio”». Un comportamento simpatico, ma forse un po’ autocelebrativo: anche in quello che dovrebbe essere il giorno della sposa, gli atleti non riescono a fare a meno di mettersi in mostra.

Ma un conto è imbucarsi e un altro è rubare la scena. Nel 2014 Natalie Heimel ed Edward Mallue Jr., entrambi capitani dell’Esercito americano, sono stati informati il giorno prima del loro matrimonio che la location da loro scelta, la buca 16 del Kaneohe Klipper Golf Course nella base della Marina alle Hawaii, non era più disponibile. In realtà l’intero campo era inaccessibile, dato che il presidente Obama sarebbe venuto a giocare. La cerimonia è stata spostata in un’altra zona della base e in seguito la coppia ha ricevuto una telefonata di Obama in persona che si scusava per il disagio. Heimel ha rassicurato il presidente: «Almeno abbiamo avuto l’occasione di vederla giocare a golf». Per Obama gli sposi erano stati vittime e spettatori della sua partita, e il presidente ha commentato: «Non dev’essere stato piacevole».

Ad ogni modo, celebrità e presidenti non si vedono così spesso nei matrimoni sui campi da golf; ma gli imbucati tendono a essere la norma, perché durante la cerimonia i club rimangono aperti anche agli altri soci. All’apparenza potrebbe non sembrare un problema, ma lo diventa se la cerimonia viene continuamente interrotta da una serie di parolacce per un putt mancato alla buca 18 (è comunque un modo come un altro per rendere indimenticabile il più bel giorno della vostra vita). E sono troppi per poterli contare i racconti di golfisti che si presentano ai ricevimenti di matrimonio convinti che sia la buvette destinata ai giocatori. A dire la verità, i golfisti non sono gli unici a confondersi. Ashley Czaplicki, wedding planner di Aced Events, un’agenzia che organizza matrimoni nell’area di New York, ha avuto un paio di casi di sposi “dispersi”. «Una volta il fotografo ha portato gli sposi in giro su un golf cart per esplorare il campo e sfruttarlo al massimo per gli scatti», racconta Czaplicki. «Al momento della loro grande entrata io e il mio staff abbiamo dovuto cercarli dappertutto. Si sono uniti alla ricerca perfino tre giocatori professionisti». E mentre la coppia vagava per il campo presa dal servizio fotografico, si è dovuto ritardare il ricevimento. E probabilmente anche i tee time del pomeriggio.

Molti campi permettono agli invitati di giocare prima del ricevimento e, almeno nel caso del Manchester Country Club nel New Hampshire, anche durante. Intuendo che il gioco era un elemento fondamentale per un matrimonio organizzato in un campo da golf, il Club ha fatto installare un simulatore, sottolineando a membri e invitati il vantaggio di poter giocare senza essere in balia del meteo. L’iniziativa ha avuto molto successo. Forse troppo. Quando le è stato chiesto se il simulatore rappresentasse un fattore di distrazione (chi vuole ballare, quando può, invece, farsi un giro di golf virtuale all’Old Course di St. Andrews?), la direttrice del Club Joëlle Sarette Creamer ha fatto un sospiro. «In effetti, è molto richiesto», ha ammesso.

Per Alexis e Daniel DiBiasio il Country Club di Darien nel Connecticut non è solo il luogo in cui si sono sposati, ma anche quello in cui sono cresciuti. «Daniel e io giochiamo qui da quando eravamo ragazzi», spiega Alexis. «D’estate i nostri appuntamenti consistevano spesso in una gara serale di nove buche». Gran parte del personale del Club, che ha visto la loro storia nascere e rafforzarsi, ha aiutato nell’organizzazione e nello svolgimento del matrimonio. In effetti è proprio l’idea di aumentare il numero di matrimoni ospitati nel campo che ha spinto il club a rinnovare la club house e l’area dedicata ai banchetti. Mostrare le proprie strutture agli invitati, che di solito non sono soci, è infatti una buona strategia per permettere a qualsiasi club di prosperare nel lungo periodo. Secondo un sondaggio di Global Golf Advisors e Nextgen Golf, il 64% dei golfisti appartenenti alla generazione dei Millennial ha indicato l’aver partecipato a un matrimonio come il motivo principale che li ha spinti ad aderire a un club. Nel 2017 il Bolingbrook Golf Club, nell’Illinois, ha ospitato 103 matrimoni.

Ma l’abbinamento “golf e matrimonio” può anche presentare qualche difficoltà. Anche durante la luna di miele. Phil Auerbach (che era riuscito a convinvere la sposa Jennifer a usare la colonna sonora di Augusta, nonostante il suo disprezzo verso il golf) è riuscito anche a giocare ben quindici volte durante la sua vacanza (non chiedete come). Altri riescono a trovare la strada per il campo in modo più creativo. Il golf blogger Chris Chaney ha scoperto che un amico stava per andare in vacanza alle Hawaii, così gli ha chiesto se avrebbe giocato a Kapalua. L’amico gli ha risposto che gli sarebbe piaciuto, ma non lo avrebbe potuto fare, perché per la neosposa i 300 dollari del green fee erano troppi. Così Chaney ha creato una pagina di raccolta fondi su una piattaforma di fundraising e da ogni parte del mondo sono piovute offerte di golfisti che volevano aiutare l’amico di Chaney a pagare la quota. “Questo è uno dei momenti più belli della vostra vita”, ha scritto un donatore. “Godetevelo fino in fondo!”. Per Jenna Yanchik, il divertimento è stato passare il giorno prima del matrimonio giocando 18 buche con il padre, che da bambina l’ha avviata a questo sport. «È stato davvero speciale, perché era il campo in cui avevamo vinto una gara foursome quando ero alle superiori», ricorda la Yanchik. «All’ultima buca di quel torneo papà si trovava ad affrontare un putt lungo per il birdie. Gli raccomandai di non rimanere corto. E lui ha imbucato con orgoglio un putt da oltre 7,5 metri. Si è sentito più orgoglioso di così solo il giorno in cui mi ha accompagnata all’altare».

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