Riponete nel cassetto le calcolatrici, risparmiatevi i conteggi sulla media dei migliori otto score delle vostre ultime venti gare dell’anno. L’entrata in vigore del nuovo sistema mondiale di handicap è slittata al dicembre 2020 per consentire un adeguamento del software che regolerà la gestione dei dati. È il termine ultimo, secondo le indicazioni delle due Istituzioni (Royal and Ancient e USGA) che regolano l’attività golfistica. Una cattiva notizia, probabilmente, per chi sperava di essersi finalmente affrancato dall’incubo-virgola legato a ogni singola gara; una buona notizia, invece, per chi continua a vagheggiare un episodico super-score che, in una sola giornata, sia capace di azzerare mesi di urticante innalzamento, decimale dopo decimale (cosa che, col nuovo sistema, non accadrà più). Poi ci sarebbe una terza categoria che include i furbi, attentissimi a non “scendere” per fruire di un numero di colpi superiore al loro effettivo livello di gioco e riuscire così a sgraffignare premi e premietti, viaggi e viaggetti, selezionando con attenzione le gare che mettono in palio finali in terre esotiche. Categoria fastidiosa anche solo a citarla, contro la quale le difese sono poche, in uno sport come il golf, affidato all’onestà del singolo.

 

In realtà, la laboriosa migrazione dei dati verso il server scelto dalla Federazione italiana sarà completata prima, probabilmente già in primavera: ma a quel punto, il cambio di sistema in corso di stagione sarebbe risultato piuttosto problematico. Analoga decisione è stata presa anche da altri Paesi come Germania, Austria e Svizzera. Sarebbe stato meglio essere pronti alla prima scadenza, ma, come si vede, non siamo soli e un po’ di tempo in più servirà anche a curare la formazione degli addetti ai lavori nei circoli.

 

A chi vivrà questo slittamento come una condanna a lottare ancora, indefessamente, contro lo spettro della virgola non resta che una via, quella di sempre: esorcizzare lo spettro attraverso il miglioramento del proprio livello di gioco che, in fondo, sarebbe l’unica, vera garanzia. Sfruttando magari proprio il periodo invernale, risparmiato dalla scadenza settimanale (o plurisettimanale) delle gare. Da questo punto di vista la nostra rivista cerca come sempre di offrire un aiuto attraverso i suggerimenti dei migliori professionisti del mondo, contenuti nella sezione dedicata alla Tecnica. Mentre chi ha come primo nemico se stesso, più che il campo o gli avversari, potrà trovare conforto nelle indicazioni del Mental Coach che ogni mese dalle nostre pagine cerca di fornire elementi di corretta disposizione mentale nel gioco, delle quali tutti abbiamo un bisogno assoluto.

 

Ma anche la lettura di storie come quella, bellissima, di Francesco Laporta, protagonista italiano a sorpresa di questo finale di stagione, potrebbe avere la sua utilità. Per capire, ad esempio, che sia pure a livelli tecnici non comparabili con i nostri, anche i professionisti debbano imparare a costruirsi e ricostruirsi. Con pazienza, dedizione, convinzione, soprattutto nei momenti di crisi. E loro, in realtà, specie a inizio carriera, non lottano per evitare una virgola ma per non abdicare al loro vero sogno di lavoro, di carriera e, dunque, di vita. Cose che pesano un tantino di più rispetto alla variazione di un handicap cui ci ostiniamo ad affidare il compito di definire la nostra abilità. Arrossendo, se in risalita; esaltandoci, se in discesa. E sbagliando in entrambi i casi.

Da “Il Mondo del Golf Today” n° 306 – novembre 2019

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