Alzi la mano chi, almeno una volta, non ha dovuto sorridere a denti stretti a un conoscente non golfista che, sentendosi molto originale, ha estratto dal suo repertorio la classica banalità attribuita a George Bernard Shaw: “Per giocare a golf essere stupidi non è necessario, però aiuta”. Per carità, nessuna difesa corporativa della categoria che, in realtà, spesso non brilla per acutezza. Il punto semmai è un altro e va nella direzione esattamente opposta a quella di Shaw (con tutto il rispetto) e dei suoi tardi epigoni (senza alcun rispetto). Essere stupidi, in realtà, complica maledettamente un gioco già abbastanza complicato del suo. Non è una pura affermazione di principio: ormai, grazie ai supporti video, la dimostrazione del teorema può essere sotto gli occhi di tutti con evidenza incontestabile, non suscettibile d’interpretazioni.

A molti di noi Carrellanti è capitato di visionare i video amatoriali caricati su Youtube da ogni parte del mondo. Non c’è nemmeno la fatica di andarseli a cercare. I Grandi Fratelli che sorvegliano il nostro peregrinare sulla rete ci hanno ormai tutti schedati e, basandosi sui clic dedicati ai vari siti golfistici, provvedono autonomamente a proporci le compilation dei cosiddetti “Epic golf fail”, autentici disastri combinati sul campo, mentre magari stiamo consultando altro. In effetti, quelle compilation di errori catastrofici offrirebbero un quadro desolante dell’intelligenza media del Carrellante. Tipi che non droppano con penalità nemmeno se la pallina è sull’orlo di un precipizio, illudendosi di poterla comunque gestire, salvo poi mancarla e, a volte, rovinare giù per la scarpata; tipi che, rovinati dalla tv, presumono di saper governare la sferula che galleggia a fior d’acqua, ricavandone solo un’inzuppata di liquido non sempre invitante; tipi che spaccano un bastone tentando l’improbabile swing attorno all’albero ai cui piedi si è conclusa la traiettoria precedente; e perfino (giuro: io l’ho visto) chi si fa addentare il ferro da un alligatore in Florida pur di recuperare quella pallina rotolata sul bagnasciuga del laghetto infestato.

Stupidità allo stato puro. Mi sembra di sentire l’obiezione: “Shaw, dunque, aveva ragione”. E no, invece. Perché è proprio quella stupidità, spesso, a rovinare gioco e score, quando un semplice drop con un colpo di penalità (il famoso “Take the Pill”, cioè “manda giù la medicina e non pensarci più”) avrebbe limitato i danni, specie in una Medal. Per non dire di altri momenti “geniali” come il prendere un ferro in meno (“…perché io col 7 faccio almeno 150 metri”) e poi finire corti al green, se non addirittura in acqua; come l’ostinarsi a giocare un sand dal collar, anziché un onesto putt, perché così fanno quelli del Tour e veder poi la palla toppata che attraversa tutto il green o flappata che sviene un metro dopo.

Ammettiamolo (a cominciare da me, che non sono immune da alcuni exploit del genere): questi non sono segnali d’intelligenza. Ma sono, appunto, la dimostrazione che il grande G.B. Shaw aveva torto. Torto marcio, pace alla tormentata anima sua. Perché queste sono proprio dimostrazioni di stupidità applicata (al gioco) e tutto se ne può dire, meno che aiutino noi golfisti immaginari.

È invece quando si riesce a distillare gocce d’intelligenza che arrivano le soddisfazioni e perfino qualche tiro che assomigli, almeno un po’, a un vero colpo da golf. Quando non ci si sopravvaluta e si limitano i rischi, confidando magari in un chip da lasciare dato che ricompensa dell’avvedutezza; quando, al contrario, si azzarda un po’ di più, ma in assenza di pericoli consistenti (acqua, bunker profondi e simili); quando ci si accontenta di limitare i danni dopo aver già combinato qualcosa di compromettente, senza tentare l’impossibile. Insomma: matti certamente; ma proprio stupidi, no.

È quando si riesce a distillare gocce d’intelligenza che arrivano le soddisfazioni e perfino qualche tiro che assomigli, almeno un po’, a un vero colpo da golf. Alla faccia di G.B.Shaw.

Da “Il Mondo del Golf Today” n° 300 – aprile 2019

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