ST LOUIS, MO - AUGUST 09: Francesco Molinari of Italy waits to play his tee shot on the 17th hole during the first round of the 100th PGA Championship at the Bellerive Country Club on August 9, 2018 in St Louis, Missouri. (Photo by David Cannon/Getty Images)

Il felice esito della Ryder Cup di Parigi e la straordinaria prova di Francesco Molinari hanno giustamente riempito le pagine di giornali e siti web.

Ma l’evento francese ci ha fatto vedere ben di più di un grande torneo sportivo.

Probabilmente la Ryder 2018 ha portato più vantaggi alla Francia che al golf francese. Costi monumentali, ma nessun giocatore in campo, neppure un vicecapitano nello staff e un impatto risibile sul tesseramento.

Eppure i francesi erano numerosissimi fra il pubblico straripante: il successo organizzativo è stato evidente, aiutato da un meteo ideale.

Da osservatori interessati portiamoa casa parecchie impressioni forti.

Prima di tutto, la potenza dell’evento: quasi 300.000 persone in cinque giorni, in trasferta con allegria, con voglia di esserci e di divertirsi con lo sfondo di un grande evento, disposti anche a perdonare qualche sbavatura.

Gli americani erano certo una minoranza, ma comunque una presenza significativa; a Roma si conta di fare meglio, la nostra capitale dovrebbe avere maggiore appealoltreoceano, foss’anche solo per la comunità italo-americana.

Poi, l’enorme massa di persone sul percorso, la cui conformazione a stadio, appositamente studiata, consentiva una visibilità decente quasi dappertutto: Per ragioni oggettive e morfologiche, la situazione sarà difficilmente replicabile nel 2022, se non nei punti chiave.

Le gigantesche tribune e le strutture disseminate sul campo, inoltre, contribuivano a movimentare l’orizzonte, oltre che a fornire servizi di qualità che Ryder Cup Europe, la società detentrice di tutti i diritti sulle sfide europee, non mancherà di replicare a Roma.

Il/I villaggi ospitalità erano proporzionati e ben organizzati, anche la cerimonia di apertura ha avuto la giusta – non eccessiva – enfasi, con l’unica presenza patriottica del saluto delle Frecce Tricolori della République, una chicca sempre emozionante.

La Sala Stampa, cuore delle comunicazione dell’evento, mi è sembrata un gioiello. E fuori, in tutti i punti nevralgici, anche molto lontani dal sito di gara, la quantità impressionante di volontari ha gestito con attenzione i flussi nelle strutture, alle porte di accesso e nei parcheggi delle navette: tutti esempi da copiare.

Il sistema pubblico di trasporto è stato efficientissimo, nonostante che Le National si trovi in piena campagna; in questo le distanze di Guidonia dovrebbero essere più facilmente organizzabili.

Qualche piccola nota fuori posto:i rifiuti invece sono stati un problema e un brutto spettacolo.

Mancavano i recipienti e il deflusso della folla svelava bottiglie e cartacce ovunque. Dato che Roma non è famosa per la gestione della spazzatura, sarà bene porre particolare attenzione all’argomento: non ci perdonerebbero errori marchiani.

Le indicazioni per i parcheggi delle vetture private sono stati nascosti o deviati dai soliti buontemponi invidiosi, causando numerosi smarrimenti nelle campagne: sarà magari opportuno un presidio della segnaletica e cartellonistica più solida di quella posticcia in plastica, visto che è prevedibile che simili gesti si ripetano.

Anche le mappe di Google e le cooperative di taxi/Uber dovranno essere a conoscenza con precisione delle modifiche temporanee alla viabilità, per evitare nervosismi diffusi.

Sul campo, qualche dettaglio da migliorare: gli schermi vicino alle tribune distraevano il pubblico con immagini provenienti da altre buche, invece di permettergli di concentrarsi momentaneamente solo sul giocatore presente: una regia più attenta ne terrà conto.

Nel complesso, comunque, l’edizione 2018 ha fissato l’asticella organizzativa molto in alto: la sfida per fare meglio è aperta.

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