Cari amici, questa fase conclusiva

della mia stagione, che è cominciata con Wentworth e fa tappa naturalmente a Roma per l’Open d’Italia, sarà per me particolarmente intensa.

Sarò in campo sei settimane su dieci. Non essendomi purtroppo qualificato per l’ultimo atto della FedEx, ho avuto una settimana di pausa in più del previsto.

Naturalmente non ero soddisfatto delle ultime prestazioni e perciò ho riunito lo staff per stabilire tutti insieme come ripartire, mettendo a fuoco tutti gli aspetti da migliorare. Con Denis Pugh son tornato a lavorare sul gioco lungo e sul drive, insoddisfacenti nelle ultime uscite; con Phil Kenyon ho curato ancora le tecnica del putt, con alcune correzioni nella postura e decidendo, inoltre, di adottare un nuovo putter, il “Versa Toulon Design” della Odissey, che, creando anche un contrasto di colori favorisce il corretto allineamento. Sono piccoli aggiustamenti, modifiche sul posizionamento, ad esempio, della spalla sinistra che a lungo termine daranno i loro frutti.

E, quanto alla preparazione fisica, se per caso avete avuto l’impressione che sia dimagrito, avete ragione: ho lavorato e sto lavorando ancora molto in palestra per aumentare la massa magra e ho buttato giù diversi chili.

 

Le prime risposte che ho avuto

al BMW PGA Championship sono state incoraggianti e, tutto sommato, ho attuato una buona difesa del titolo conquistato l’anno scorso.

Adesso, l’Olgiata.

Ci manco, pensate, da diciassette anni.

Era il 2002, quando vinse Poulter in un Open chiuso su tre giri per il maltempo. Io ero ancora dilettante, ma passai il taglio e con uno score di 70-66-70 ottenni un buon 23° posto.

Naturalmente scoprirò solo nei giorni di prova le modifiche al percorso apportate nel frattempo, sulle quali però, parlando con Edoardo, e soprattutto con Pavan che ci è nato, sento un consenso generale: quel campo, di cui conservo un ottimo ricordo, è diventato ancora più bello e più difficile.

 

Anche a Roma continuerà,

penso, la “guerra” al gioco lento che l’European Tour ha sperimentato a Wentworth dove l’uso di GPS ha consentito agli arbitri di verificare in tempo reale chi stesse rallentando il gioco. Ogni 4-5 buche trovavamo sui tee di partenza dei tablet che segnalavano i nostri tempi e l’entità di eventuali ritardi. L’idea è buona ed è stata accolta bene. Anzi sarebbe auspicabile anche una maggior invasività: si potrebbero, ad esempio, installare schermi che lungo il percorso mostrino anche al pubblico chi è davvero in ritardo. Credo che servirebbe molto, perché a nessuno fa piacere essere indicato come ritardatario.

 

Naturalmente in questo periodo

si comincia anche a impostare la programmazione del nuovo anno. So che molti tifosi in Italia hanno criticato le mie scelte di calendario del 2019 e ne abbiamo anche già parlato nel numero scorso. Comunque, ci abbiamo riflettuto e, intanto, abbiamo deciso di cambiare: si è rivelato un errore la scelta di giocare tornei nelle settimane seguenti i Major.

Evidentemente ho accusato un calo di adrenalina difficile da compensare sul campo e i risultati ne hanno risentito. Quelle tre settimane sulle quattro post-Major non sono state positive. Non ripeterò l’errore. Ogni stagione insegna qualcosa e anche quest’ultima, che veniva dopo il mio anno più bello, mi ha aiutato a capire. Il calendario compresso fra aprile e agosto ha rappresentato un problema. E il prossimo anno sarà peggio, perché ci saranno anche le Olimpiadi di Tokyo. Fino ad Augusta aveva funzionato tutto benissimo, poi il rendimento è calato.

Molti mi chiedono se mi sia rimasto in testa quel Masters sfuggito all’ultimo e in quel modo. Può essere, certo. Come può essere che una bella Giacca Verde sulle spalle avrebbe potuto dare una formidabile iniezione di fiducia. Ma la controprova non c’è. Di certo quell’epilogo sfortunato non ha aiutato. Dopo, però, c’è stata una coincidenza di più fattori. Guardiamo avanti, adesso. C’è ancora tanto da fare.

 

Ogni annata insegna qualcosa e anche quest’ultima, che veniva dopo il mio anno più bello, mi ha aiutato a capire.

Da “Il Mondo del Golf Today” n° 305 – ottobre 2019

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