Alessandro Rogato racconta l’ambizioso progetto che farà del campo federale una vera “Casa del Golf”: interventi di fondo su irrigazione, bunker, foresteria, club house, ristorante. Sperando di essere pronti già nel 2020

Il progetto è ambizioso, come è giusto che sia, ma ancorato a prospettive reali. Vietato farsi prendere la mano col rischio di andare oltre le proprie possibilità.

Il Golf Club Nazionale ha cominciato una lunga opera di ristrutturazione che, quando tutto sarà terminato, lo porterà a essere un gioiello di valore assoluto nel panorama golfistico italiano e non solo. Anche questa impegnativa missione è stata affidata ad Alessandro Rogato. Il motivo lo spiega lui stesso: «Il centro tecnico federale di Sutri aveva bisogno di vari interventi importanti per essere all’altezza del suo compito istituzionale. Prima era affidato a terzi. La Federazione voleva tornare a gestirlo in proprio e ha chiesto a me di occuparmene, considerato il mio ruolo di direttore tecnico delle squadre nazionali. Ho risposto sì, sapendo bene che dovevo puntare all’eccellenza ma in un’ottica di contenimento dei costi. Ho subito chiamato Barbara Zonchello per chiederle di darmi una mano. In pratica abbiamo formato nuovamente la squadra che si occupa dell’Open d’Italia e del Pro Tour. Con Barbara c’è affiatamento e identità di vedute. È preziosa perché è capace, determinata e ha spesso l’idea giusta».

 

Quali sono le strutture che compongono il Centro federale?

«Parliamo di un impianto di 78 ettari, con 2500 metri quadrati di club house, una foresteria di 25 stanze con 58 posti letto e una palazzina che ospita la scuola tecnica che forma professionisti, superintendent, arbitri, direttori, segretari e greenkeeper. Vogliamo portare il tutto a un livello di eccellenza per far diventare il Golf Nazionale il luogo ideale per creare professionalità elevate e, allo stesso tempo, un modello per tutti i circoli che vorranno ispirarsi a noi. Per fare questo abbiamo studiato molto quello che viene fatto nei migliori centri del mondo».

 

Progetti importanti. Vi siete dati dei tempi?

«Assolutamente sì e non saranno biblici, perché il nostro obiettivo dichiarato è quello di ospitare qui l’Open d’Italia 2020. Perché questo accada, è necessario che tutto sia all’altezza di un evento così importante che cadrà a soli due anni dalla Ryder Cup. Dobbiamo fare le cose al meglio per superare l’esame dell’European Tour».

 

Da dove cominceranno i lavori?

«Dal campo, che è il vero valore aggiunto del Golf Nazionale. Firmato da George e Jim Fazio e da David Mezzacane è un percorso tecnico di altissimo livello, apprezzato da tutti, che però ha bisogno di interventi urgenti e sostanziali. Rifaremo l’intero impianto d’irrigazione, risistemeremo i bunker, che allo stato attuale sono il problema maggiore, e realizzeremo sette nuovi tee per allungare il percorso di 350 metri. Confidiamo che tutto sia pronto per aprile 2020».

 

Il Nazionale è la “Coverciano” del golf. Per preparare atleti di alto livello ci vogliono impianti adeguati. State lavorando anche su questo fronte?

Non potremmo fare diversamente se vogliamo stare al passo con i tempi. Il campo pratica, le strutture collegate a esso e l’attrezzatura saranno quanto di meglio la tecnologia può mettere oggi a disposizione. Con il presidente Franco Chimenti abbiamo condiviso questa idea di base: il nostro centro tecnico federale non deve essere secondo a nessuno.

 

Quali altri interventi sono previsti?

«Interverremo su tutte le strutture. A cominciare dalla Foresteria che mostra tutti i segni del tempo. Arredi, bagni, aria condizionata, televisori, collegamento wi-fi. Renderemo il Golf Nazionale una casa accogliente per chiunque: per gli addetti ai lavori, ma anche per gli ospiti che vorranno venire a trovarci».

 

In club house si notano già miglioramenti. Che cos’altro resta da fare?

«Puntiamo molto sul ristorante. Innanzitutto rifaremo le cucine; poi sistemeremo i due bellissimi dehors che abbiamo la fortuna di avere, compreso quello molto suggestivo sulla buca 18. Ci sarà un team dedicato alla qualità del food e beverage e, soprattutto, avremo un nuovo chef che ha già fatto molto bene in tutti i posti in cui ha lavorato. È conosciuto come Eros e comincerà da noi il 7 luglio. Il nostro obiettivo, anche qui dichiarato, è di ottenere quanto prima una Stella Michelin».

 

In che modo state finanziando il progetto?

«La Federazione ha potuto godere del sostegno del Credito Sportivo che ha sposato in pieno l’idea, anche per farlo diventare un progetto pilota dell’iniziativa “Top of The Sport”, un piano che prevede finanziamenti a tasso zero per le Federazioni e tassi light per i circoli, da restituire in quindici anni».

 

Come prevedete di far rientrare i costi dell’investimento?

«La ricerca di sponsor è fondamentale ma non sarà sufficiente se non si rivoluziona la filosofia di gestione. Il Golf Nazionale deve trovare un nuovo appeal, esclusivo e riconoscibile. Deve essere la casa degli atleti, un moderno centro di formazione; ma deve anche diventare sede ufficiale di grandi eventi, deve ospitare le Finali nazionali dei maggiori circuiti e aprire le porte al turismo. Il patrimonio attrattivo di Roma, sul quale non c’è bisogno di spendere parole, è lì a un passo; ma abbiamo anche la fortuna di poter sfruttare la visibilità che Vittorio Sgarbi, in qualità di sindaco, ha ridato a Sutri. Insomma, c’è tutto quello che serve per crescere e centrare gli obiettivi che ci siamo dati».

 

Come si possono sintetizzare questi obiettivi?

«Noi vogliamo che chi viene da noi si trovi in un bel posto, possa dormire in un ambiente confortevole, mangiare in un ristorante stellato, allenarsi in un impianto all’avanguardia e giocare su un magnifico campo da golf».

Da “Il Mondo del Golf Today” n° 303 – luglio 2019

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